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Ardere d’inverno, scoprite il Focarone

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Le radici non le vedete; stanno sotto terra, nascoste alla vista e al sole, nella terra umida e fredda. Senza clamore, nel nido buio, esse sono la matrice dalla quale germoglierà un florido albero che darà frutti. Ci vuole attesa per coglierli però; a volte un ciliegio è piantato dal nonno e saranno i nipoti a raccoglierne i proventi.

È da quel seme piantato decenni fa che nel piccolo paesino di Bagnaia, frazione di Viterbo, si rinnova ogni anno una tradizione che scalda i cuori ed i corpi di chiunque abbia la fortuna di partecipare a questo rito apotropaico comunitario e per una notte non esistono angosce, beghe lavorative, dissidi famigliari, brutti pensieri.

Villa Lante di Bagnaia, frazione di Viterbo.

Stiamo parlando del famoso Sacro Fuoco di Sant’Antonio conosciuto anche come Focarone, un’immensa pira assemblata grazie a grossi ciocchi di legna che arde un’intera notte, quella tra il 16 ed il 17 gennaio. In questa cornice da notte dei tempi chiunque è il benvenuto al rito per ballare, mangiare ottimi prodotti tipici, bere del buon vino della Teverina e salutare l’inizio del nuovo anno nella speranza che sia fortunato. Il tutto scaldati dalle lingue infuocate che campeggiano al centro della piazza che riescono a rendere ardente la notte gelata di gennaio.

Il Focarone di Bagnaia, frazione di Viterbo, dà il benvenuto al nuovo anno.

È in fin dei conti un festeggiamento felice, spensierato, che permette agli avventori di lasciarsi alle spalle i brutti pensieri e godersi, cullati dalla musica, una serata divertente che difficilmente potrà essere dimenticata. 

Sant’Antonio Abate, protettore degli animali domestici, soprattutto del maiale.

Le tradizioni legate alle celebrazioni di Sant’Antonio Abate sono decine in tutta la Penisola anche se, paradossalmente, il santo egiziano non mise mai piede in terra italica per tutta la sua vita. È venerato come il protettore degli animali domestici (soprattutto del maiale, che durante il Medioevo era un bene primario per ogni famiglia) e come taumaturgo, era cioè in grado di curare le più tremende malattie.

Tra il 16 ed il 17 gennaio di ogni anno quindi tutta Italia, da Nord a Sud, s’accende di fuochi che con le loro vampe catartiche catalizzano i tanti mali che ci assediano come consorzio umano. 

E allora a Novoli, Salento, vedrete la Fòcara, immensa pira realizzata con le fascine della vite; a Troina, Sicilia, grandi falò vengono installati in ogni quartiere e si crea l’occasione di girare per i vicoli e riscoprire i piccoli dettagli cittadini che custodiscono l’essenza della bellezza di una comunità; a Fara Filiorum Petri, Abruzzo, fasci di canne vengono incendiati e portati in processione a costo di uno sforzo erculeo dei portatori.

Fasci di canne bruciati a Fara Filiorum Petri, in provincia di Chieti.

I bagnaioli si sentono però un pochino più unici nel festeggiamento del Focarone, anche se come vedete la compagnia non gli manca. A loro piace festeggiare il Santo perché vox populi afferma aiuti a ritrovare le cose perdute. Ogni giorno, ogni settimana, troppo spesso perdiamo la gioia di vivere, di ballare, di cantare, di abbracciare uno sconosciuto e riconoscere nei suoi occhi il nostro stesso sguardo. 

Ogni anno, a Bagnaia, grazie al Focarone ritrovate voi stessi.

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