“La destinazione è il viaggio; la meta la creiamo vivendo.” afferma Domenica Borghese, autrice, blogger e artista autodidatta.
Tale breve citazione impatta come un forte stimolo riflessivo; suona infatti paradossale se accostata all’osservazione che nella società moderna, la concezione di “individuo di successo” coincide spesso con un’ideale di persona che si è sacrificata, che ha combattuto ogni giorno, per raggiungere la sua meta, la sua vetta.
Veniamo costantemente bombardati da immagini, video e suoni, che ci inculcano che per essere felici, per avere una vita piena, dobbiamo fare come loro, essere come loro.
Dobbiamo studiare, impegnarci, essere competitivi, sfacciati e non accontentarci mai; dobbiamo elevare le nostre menti, i nostri corpi, senza mai perdere di vista la nostra meta.
VERA LIBERTA’ O ILLUSIONE DI ESSERE LIBERI?
Ci dicono che siamo liberi, ci crediamo liberi, ma in realtà siamo tutti impegnati nella stessa cosa: una corsa contro il tempo per raggiungere obiettivi che crediamo possano farci sentire realizzati.
Per non venir inghiottiti dal sistema, dai giudizi, dai continui stimoli esterni, ma anche dalle nostre insicurezze e brame di successo, dobbiamo avere a priori un’idea chiara di qual è il nostro set point.
Tornando alla citazione iniziale, concepire la meta come un viaggio, una continua creazione, diviene un’ingenua idealizzazione della vita odierna.
È possibile invece, riscontrare nella letteratura diversi pensatori concordi nell’interpretare la vita come un percorso di perpetua conquista.
LA DELUSIONE DEL SUCCESSO
Interessante è la concezione in merito, del professore di psicologia e psichiatria dell’università del Wisconsin–Madison, Richard Davidson. Nel corso delle proprie ricerche, rilevò la cosiddetta “delusione del successo”, ossia l’ambiguo fatto per cui quando raggiungiamo una meta proviamo un breve e circostanziale senso di piacere, sollievo e liberazione.
Nutriamo infatti aspettative circa il benessere per l’obiettivo realizzato, che sono nettamente superiori ai reali effetti che sperimenteremo, specie per la durata degli stessi.
Quando proviamo emozioni di intensa gioia, si verifica un processo interno di ricalibrazione, le scariche di dopamina superiori alla norma proprie del successo, vengono rapidamente inibite per tornare a una condizione di omeostasi.
Alla luce di quanto esposto, appare logico concordare con Domenica Borghese nel ritenere che la destinazione sia il viaggio stesso; chiunque nella vita ha sperimentato delle transizioni, come la fine di un anno di studi. Quel giorno tanto atteso, nell’arco di pochi minuti, ore, giorni, lasciava solo un senso di perdita, vuoto, di controllo; il rientro a scuola di settembre, iniziava a delinearsi come un lieto evento.
L’uomo si pone obiettivi a lungo termine per dare un senso e uno scopo alla propria esistenza, sovrastima l’impatto emotivo del cambiamento.
Perpetuiamo verso mutazioni che desideriamo anche quando sospettiamo che, in fondo, sussista solo una mera autoconvinzione; ci sottoponiamo a routine che rendono il quotidiano una penuria, invece che una conquista.
IKIGAI
Non tutti hanno la fortuna di conoscere il proprio “Ikigai”, termine giapponese (生き甲斐) che indica espressioni italiane quali “ragione di vita”, “ragion d’essere”.
Gianluca Gotto, testimone dei benefici che apporta l’aver scoperto questo aspetto di sè forse “IL sé”, invita il prossimo ad accingersi verso tale percorso introspettivo. Sollecita a coltivare la capacità di saper viaggiare, sia fisicamente che interiormente, abbracciando un concetto di felicità e mete mobili, in continua mutazione.
La scoperta di cosa fa vibrare le nostre anime, di ciò che ci rende appagati nel dedicarvisi senza rincorrere mete lontane e idealizzate, rende l’uomo artigiano del proprio tempo e protagonista del proprio quotidiano.
Possiamo dunque scegliere se rincorrere freneticamente un obiettivo o rendere ogni giorno il nostro obiettivo; possiamo adattarci alla frenesia della società moderna, che ci invita a fare un uso intensivo del tempo, oppure godere della ricchezza del tempo. E’ possibile intraprendere il nostro viaggio con urgenza e senso di frammentazione, sacrificandoci per un obiettivo, o accettare la dinamicità del mondo; possiamo vivere ogni giorno come un’occasione per scoprire, coltivare e sperimentare il nostro Ikigai, la nostra meta quotidiana.