La vita di Edward Hopper
Edward Hopper, maestro del realismo americano
La caratteristica principale dei quadri di Edward Hopper è il saper raccontare storie di vita quotidiana: i suoi dipinti appaiono come fotogrammi strappati a un film, infatti è noto siano stati molti i registi ad aver preso spunto dai dipinti dell’artista americano.
Lo stile di vita di Edward Hopper era gemello delle sue opere: malinconico e silenzioso, una persona che preferiva al cielo, alle montagne e al deserto assolato del Messico, il fascino di una stazione isolata, nella campagna americana.
Le sue opere raccontano l’America dell’epoca, non lo fanno attraverso lo sfarzo dei grattacieli o dei monumenti ma ritraendo la vita quotidiana dell’America rurale, dei villaggi, dei luoghi pochi frequentati, che ancora oggi descriverebbero una buona parte degli U.S.A: dai distributori di benzina alle strade silenziose, illuminate da lampioni e luci al neon.
Gli inizi di Edward Hopper
Nel 1900 comincia la New York School of Art e nel 1906 va a Parigi per conoscere le Avanguardie che si stavano affermando in Europa rimanendo particolarmente colpito dall’ impressionismo.
Certo l’avvio della sua carriera artistica non fu dei più semplici. Rientrato in patria riuscì a trovare lavoro come illustratore pubblicitario per la C. C. Phillips & Company; lavoro che sarà sua unica fonte di reddito fino al 1925.
Vende il suo primo dipinto, Sailing per 250 dollari nel 1913, ma per sostenersi è ancora costretto a lavorare, contro voglia, come illustratore per le agenzie pubblicitarie.
Nel 1923 conosce la donna della sua vita che da li a breve sposò, l’artista Josephine Nivison che sarà la modella per tutti i soggetti femminili da lui ritratti.
Il loro sarà un rapporto burrascoso proprio a causa del carattere espansivo della moglie in perenne contrasto con gli incessanti silenzi di Edward.
Finalmente il successo di Edward Hopper
Il successo, dovuto alla presenza di un nutrito gruppo di visitatori, arrivò nel 1924 quando alcuni suoi acquerelli furono esposti a Gloucester, nello Stato del Massachusetts, presso la Rehn Gallery. Questo fu anche l’anno del suo matrimonio con Josephine Verstille Nivison, che da ora in poi diverrà l’unica modella per tutti i suoi personaggi femminili ritratti nelle suo opere prodotte da qui in avanti.
La fama ottenuta con questa esposizione portò la critica a giudicarlo come capostipite dei realisti che dipingevano la scena americana.
Nel 1930 l’opera House by the Railroad , che ispirerà il regista Alfred Hitchcock nell’immaginare il famoso “Bates Hotel” dove è ambientato il suo capolavoro “Psycho”,entra a far parte della collezione permanente del MoMA di New York che tre anni dopo gli dedica la prima retrospettiva.
La sua opera più famosa, Nighthawks viene dipinta nel 1942.
Questo è il dipinto nel quale tutti i componenti dell’arte di Hopper sono presenti: il soggetto ispirato alla vita quotidiana , il contrasto tra luce e buio, il senso di solitudine e incomunicabilità.
L’addio alla fama
Alla fine degli anni Cinquanta, con la nascita dell’espressionismo astratto, l’artista americano esce lentamente di scena.
L’ultima sua opera la crea nel 1965, Two comedians nella quale ritroviamo lui e sua moglie Josephine che salutano il pubblico per l’ultima volta, un dipinto che ha il sapore di un presagio , considerato che l’artista morirà nel 1967, e Josephine lo seguirà dieci mesi dopo.
Fonte: La vita di Edward Hopper (thewebcoffee.net)
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