«E il vento della notte gira nel cielo e canta.» Di Pablo Neruda
E come un soffio di salsedine amara, l’ultimo treno delle due e zero tre avanza nella notte. Accompagna viaggiatori stanchi, avvolti nei pensieri della vita. L’alba è ancora distante, come distante si fa il pensiero che sale le scale del ricordo e apre la porta ai sorrisi del passato.
Il viaggiatore è solo nella notte che lo avvolge, immerso nel suo passato, tra le immagini un po’ lise dei ricordi e i pensieri rivolti al prossimo futuro.
C’è un leggero stacco dal presente, un evaporare di emozioni mentre la stanchezza dalle palpebre pesanti e induce al sonno.
Una voce di un bimbo attraversa il corridoio, accompagnata da un pianto di un neonato e dalle attenzioni di una madre.
Un passeggero piomba nel sonno, il giornale gli scivola a terra, sul pavimento del vagone, cullato dai sussulti delle ruote sugli scambi, dalla linea dell’orizzonte che si fa confusa.
Un foglio, come ala di farfalla, sollecitato da un soffio di corrente d’aria, ondeggia negli spasimi delle parole.
L’ora tarda inghiotte il silenzio e tradisce il pensiero.
E il vento della notte gira nel cielo e canta.
Fonte: https://lanostracommediajalesh.wordpress.com/2015/04/23/il-viaggiatore-della-notte/
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