… e oggi abbiamo un bel tris di primi: malloreddus alla campidanese, paparele con fegatini alla veronese e, per la gioia dei vegetariani, mafalde alla sorrentina. Potrete degustare le tre specialità italiane soltanto se riuscirete a indovinare l’etimologia di ognuna di loro. Avete due minuti di tempo. Mettete via telefoni, tablet e computer e spremetevi le meningi!
Iniziamo da Oristano …
I malloreddus, spesso noti come gnocchetti sardi, sono un tipo di pasta fresca a forma di piccole conchiglie rigate, a base di semola di grano duro che viene unita ad acqua, uova e un pizzico di sale. In sardo campidanese – denominazione che comprende le varietà della lingua sarda parlate nella zona centro-meridionale dell’isola- con il termine malloru si intende il toro, per cui il malloreddu (pl. malloreddus) altro non è che il vitellino. L’origine del nome è dunque da ricercarsi nel lessico infarinato delle massaie di una volta, per le quali l’aspetto di quegli gnocchi panciuti richiamava, senza troppe elucubrazioni mentali, quello dei vitelli che ben conoscevano. L’avreste mai detto?
… passiamo per il Veneto e facciamo una piccola sosta a Verona …
Tradizionalmente le paparele in brodo con i figadìn (fegatini) scaldano le tavole invernali dei veronesi, soprattutto nei paesi di provincia durante le festività natalizie. Sono tagliolini sottili all’uovo che vengono ricavati dopo aver arrotolato la sfoglia, precedentemente tirata con il mattarello, per poi essere tagliata in listarelle che prendono il nome di paparele. Tale termine allude all’italiano, di origine latina, “pappare” dall’evidente derivazione onomatopeica che indica l’azione stessa del mangiare. La ricetta veronese prevede l’utilizzo di carne di pollo, tradizionale animale da cortile impiegato nella preparazione di vere e proprie minestre che, in passato, fungevano da piatto unico. E, come dice il proverbio: “Paparele, bo’ e vintondo/se contenta el mondo” (paparele, bue e vino forte/ si accontentano tutti)!
… e atterriamo a Napoli!
Le mafaldine (o reginette), in origine fettuccelle ricce o Manfredi, sono un tipo di pasta lunga realizzato con farina di grano duro, acqua e sale, dalla forma piatta e larga circa un centimetro e con i bordi ondulati che richiamano i merletti degli abiti delle regine e delle loro dame (e questo è un indizio bell’e buono!). Il contrasto dato dall’arricciatura e dalla sfoglia liscia permette di abbinare le mafaldine a una grande varietà di sughi e condimenti propri della cucina mediterranea come pomodorini, mozzarella di bufala o caciocavallo e basilico.
Il loro nome è un omaggio alla principessa Mafalda di Savoia (1902-1944), secondogenita di Vittorio Emanuele III e di Elena del Montenegro, nonché moglie del principe tedesco Filippo d’Assia, deportata nel lager di Buchenwald alla firma dell’armistizio nel 1943, dove morì in seguito a un bombardamento del lager da parte delle truppe alleate nel 1944.
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